La funzione del “corallo” nella rigenerazione della cartilagine

Studi sperimentali: arruolati cinque pazienti, non è un intervento invasivo, la degenza è di solo un giorno.

Non si vede, ma è fondamentale per muoversi. La cartilagine è il tessuto che riveste le articolazioni, una sorta di cuscinetto ammortizzatore che consente la mobilità e salvaguarda i normali rapporti articolari. Patologie degenerative, infiammatorie, vascolari e traumatiche possono determinare l’usura che, in genere, provoca dolore cronico e limitazione funzionale, compromettendo le normali attività quotidiane.

La Dottoressa de Caro partecipa a uno studio sperimentale internazionale multicentrico sulle lesioni delle superfici articolari del ginocchio, che coinvolge, oltre a Humanitas Castelli con l’Unità Operativa di Ortopedia e Traumatologia dello Sport, un secondo centro italiano di ortopedia e diversi centri in Europa, Usa e Israele.

L’obiettivo è favorire la rigenerazione della cartilagine del ginocchio attraverso l’impianto di un dispositivo a base di aragonite, più conosciuta come corallo.

«Grazie allo sviluppo della ricerca nella bioingegneria tissutale e nella medicina rigenerativa – spiega Francesca de Caro dell’Unità operativa di Ortopedia e Traumatologia dello Sport di Humanitas Bergamo, sede Castelli –, per favorire la rigenerazione della cartilagine oggi abbiamo a disposizione innovativi scaffold osteocartilaginei, cioè dispositivi, come quello oggetto dello studio sperimentale, costituito da aragonite e acido ialuronico con cui è possibile ricostruire l’intera unità osteocondrale. È questa la definizione del binomio formato dall’osso e dalla cartilagine sovrastante. Il dispositivo che viene impiantato durante l’intervento chirurgico è formato da due componenti: il cilindro di aragonite che mima la struttura dell’osso, e l’acido ialuronico, ovvero la versione sintetica dei liquidi lubrificanti che si trovano nel ginocchio.

Il dispositivo viene impiantato tramite una semplice incisione sul ginocchio; i nuovi componenti “mimano” l’osso subcondrale e richiamano le cellule staminali che lo ripopolano. Nel giro di tre mesi, l’esame della risonanza magnetica effettuata su quel ginocchio è in grado di documentare la rigenerazione del manto cartilagineo in superficie. L’elemento di rilievo è che questo, ad oggi, è l’unico tipo di chirurgia in grado di ricreare una cartilagine ialina, più simile a quella fisiologica e diversa dalla fibrocartilagine».

Lo studio, che ha l’obiettivo di coinvolgere a livello complessivo dai 250 ai 500 soggetti entro la fine del 2019, è aperto anche a giovani, dai 21 anni in su, dato che anche i ragazzi possono essere colpiti da lesioni osteocondrali.

«Il requisito imprescindibile per partecipare a questo studio è avere al massimo tre lesioni sintomatiche nella cartilagine del ginocchio – aggiunge la dottoressa de Caro –. A oggi sono stati arruolati cinque pazienti. Non è un intervento invasivo e la degenza è di un solo giorno. Il paziente verrà poi seguito nei due anni successivi al trattamento con visite periodiche per verificare la sicurezza e l’efficacia dell’impianto».

Modificato l’impianto, il percorso riabilitativo rimane lo stesso di un qualsiasi intervento chirurgico alla cartilagine: per quattro settimane bisogna camminare con il supporto delle stampelle e iniziare la mobilizzazione del ginocchio.

(Testo tratto dall’ articolo pubblicato sul quotidiano “L’Eco di Bergamo” domenica 11 marzo 2018)

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